Il vantaggio di ogni passione è la libertà! Io non fotografo per lavoro, quindi non ho fretta, non ho scadenze, posso sbagliare senza timore e per questo, non riesco a identificarmi in una tipologia specifica di fotografi.


Sicuramente utilizzo la fotografia a servizio della creatività, ma nel mio lavoro diventa documento dei miei cantieri. E poi ci sono immagini in cui testimonianza e fantasia si incrociano, come nel mio progetto “Le ombre morbide”, o nel mio primo lavoro svolto proprio durante il corso di Luciano Valentini “Il cantiere”.
Credo che la fotografia sia in grado di svolgere contemporaneamente il ruolo di documento e opera d’arte, realtà e fantasia, conoscenza e inconsapevolezza. Sono io, poi, che la utilizzo e l’adatto alle varie situazioni che la vita mi offre.



Per concludere, posso affermare che nella mia vita la fotografia è un’incantevole mediazione tra arte e testimonianza, tra immagini pensate e immagini rubate. In questa “categoria”, con lo scatto dal titolo “Noi che ci vogliamo così bene” (prima foto a destra) ho vinto il concorso “Donne in movimento” nel 2012 indetto dal Centro Pari Opportunità dell’Unione dei Comuni Valdichiana Senese; con “Street” (foto a sinistra dove è presente il vapore), ho vinto un concorso organizzato da FAI ROMA e UPTER dal titolo “Light is everywhere” sezione Street Photography. Infine, con la prima in alto (sempre “Street”) il concorso fotografico “Street Photography: immagini al volo” promosso dall’associazione Ail di Siena.


Queste due fotografie – “Paper” – sono un esempio di foto pensate. I primi due scatti in apertura del pezzo, nei quali vi è ritratta mia figlia Agata, li ho voluti inserire perché sono invece un esempio chiaro di quando, nel bel mezzo di una fotografia “pensata”, ne scappa una rubata!